ARRIVA IL GRANDE FRATELLO FISCALE: IL RISPARMIOMETRO

Credevamo che il mondo dei “reality spioni” fosse solo in TV, ma ci sbagliavamo alla grande.

Altra trovata del fisco è il c.d. risparmiometro, una misura creata ad hoc per essere più preciso e puntuale rispetto al “fratello maggiore” redditometro.

Il punto chiave del risparmiometro sembra essere i conti correnti degli anni 2013 e 2014 sia dei singoli cittadini che quelle delle società.

Le banche, dunque, non hanno più segreti per il fisco. Il motivo di ciò? Sempre la solita storia, scovare le incongruenze con i redditi dichiarati.

Basato su principi simili a quelli utilizzati per il redditometro, la differenza tra i due strumenti riguarda i dati analizzati, infatti:

  • il redditometro è basato sulle spese effettuate e mira a verificare la congruità tra quest’ultime e le entrate dichiarate;
  • nel risparmiometro, invece, il confronto è effettuato tra le entrate dichiarate e i risparmi di ciascun contribuente. Una crescita anomala del conto in banca infatti, rilevata da uno specifico algoritmo, potrebbe far scattare un controllo anti-evasione da parte del fisco.

La sperimentazione sul Risparmiometro è partita per l’anno 2013 ed è stata ampliata al periodo d’imposta 2014 e nel mirino del fisco entreranno non solo le persone fisiche, ma anche i titolari di partita Iva e le società.

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Come funziona?

Semplice, è sufficiente confrontare la giacenza dei conti correnti a fine anno (comunicati dalle banche al fisco) con i redditi dichiarati: scatterà il controllo quando si ha uno scostamento superiore al 20% tra quanto dichiarato e quanto tenuto sul conto corrente, poichè una differenza superiore a detto limite percentuale è considerarsi “sospetta” per il fisco.

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Alcuni casi utili per capire chi potrebbe essere a rischio controllo sono dati da:

  • conto senza prelievi: indice di redditi percepiti in nero;
  • risparmi e versamenti in banca senza redditi dichiarati;

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Quali dati controlla il risparmiometro?

Non solo i titolati di conti correnti finiscono nell’algoritmo del riparmamiometro, ma anche quelli dei seguenti rapporti finanziari:

  • conti deposito;
  • carte di credito;
  • carte prepagate;
  • azioni;
  • obbligazioni;
  • rapporti fiduciari;
  • polizze assicurative;
  • fondi pensione;
  • fondi di gestione collettiva del risparmio;
  • libretti postali e buoni fruttiferi.

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Ci si può difendere dal risparmiometro?

Quando l’Agenzia delle Entrate avvia un controllo di tal tipo, il contribuente può spiegare le proprie motivazioni nella prima fase che prevede un contradditorio preventivo. In questa fase il contribuente dovrebbe fornire le prove materiali che i suoi risparmi non provengono da ricavi non dichiarati. Se le ragioni del contribuente non sono convincenti per il fisco, si apre un accertamento fiscale vero e proprio, ossia un controllo più approfondito volto a verificare la situazione del contribuente.

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Dott. Davide Giansante

Commercialista in Pescara

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