QUELLO CHE NON CI DICONO: RIFLESSIONE SULL’ECONOMIA ITALIANA

Quanto segue nelle righe riportate in questo articolo non prende in considerazione nessuna novità fiscale quest’oggi, ma ciò vuole essere solo una semplice riflessione personale sull’attuale condizione economica italiana.

Spesso ho pensato di scrivere i pensieri che seguono e che giornalmente mi trovo a condividere e discutere con le persone con cui entro in contatto, siano esse esperte di economia che meno addentrate nella materia.

Prometto di rendere il discorso non troppo prolisso, ma il più possibile lineare, in modo da facilitare la lettura a quanti vogliono dedicarmi 10 minuti del loro tempo.

 

1.   Inizio con il dire che a mio avviso non è il colore politico che rende una nazione più o meno prospera, ma il BUON SENSO dei governanti. Che sia PD, LEGA, FORZA ITALIA, LEGA-5 STELLE e via discorrendo, “buon senso” significa saper ascoltare i bisogni delle persone e trasformarle in idee concrete. E qui chiedo, dov’è finito, dunque, il buon senso?

 

2.   Sentiamo parlare di debito pubblico…ma siamo certi davvero che esso esista? Qualcuno lo hai mai visto o lo ha mai potuto constatare personalmente? Lascio a voi la risposta.

Per come la vedo io il debito pubblico potrebbe, ripeto, potrebbe, essere un qualcosa creato ad hoc dai nostri governanti per cercare di dare una quanto più concreta “giustificante” al nostro pagamento di tasse ed imposte.

 

3.   Vogliamo far ripartire l’economia? non c’è nessuna Flat-Tax, Voucher o reddito di cittadinanza miracoloso.

Cosa fare dunque? Bisogna ABBASSARE LE IMPOSTE SUL LAVORO. È inconcepibile che un datore di lavoro deve corrispondere ad un dipendente in media il 50-60% in più del salario netto. Il che significa, ad esempio, che su 1000 euro percepiti da un lavoratore, per il datore di lavoro il costo complessivo aumenta a circa 1500-1600 euro. E questo non può che alimentare il LAVORO NERO o il LAVORO SOTTOPAGATO e con essi tutti i contratti atipici (contratti fuffa li chiamo io) che ne derivano.

Togliere o quasi azzerare le imposte sul reddito da lavoro (specie) dipendente, potrebbe incentivare le aziende ad assumere di più, cioè più lavoro per tutti. E più lavoro per tutti significa più capacità di spesa per tutti; e più capacità di spesa equivale ad un incremento della domanda di prodotti e servizi, il che significa INCENTIVAZIONE per le imprese a produrre di più; e se le imprese producono di più, significa che richiederanno più personale da impiegare per la produzione. E così via. Ed è in questo modo che si rimette in modo l’economia, perché ciò fa acquisire una sua naturale ciclicità.

 

4.   Questione immigrazione. Tutti sappiamo che gli immigrati hanno un peso per l’Italia di circa 30-35 euro al giorno. Ma non tutti sanno che l’Europa stanzia agli stati dell’Unione incentivi economici proprio per tenere gli immigrati stessi e che, dunque, il peso per il loro sostentamento non è totalmente a carico delle nazioni. E non faccio un azzardo se dicessi che potrebbero addirittura trarci un profitto dalla situazione, poiché non si sa con certezza quanto di fatto viene concesso agli stati stessi.

 

5.   Questione euro o ritorno alla lira. Sono sempre stato un PRO-LIRA, ma ad oggi un ritorno alla vecchia moneta non comporterebbe ALCUNA variazione sui prezzi (come tutti spererebbero o molti dicono). Perché? Semplice, per non assistere ad un crollo economico-finanziario del paese.

Dimentichiamoci dei bei tempi trascorsi. L’inflazione ha preso il sopravvento nel corso degli anni ed un ritorno come i tempi passati e con conseguente abbattimento dei prezzi comporterebbe, in ordine, il crollo dei mercati, crisi finanziaria e conseguente default dell’Italia.

Il malaffare di entrare nella moneta unica non s’addaveva fare fin dall’inizio. Stop.

 

6.   Aumento dell’iva al 23%? Menomale che ciò è stato scongiurato definitivamente. Un aumento anche di un solo punto percentuale dell’imposta sul valore aggiunto comporterebbe un ulteriore CONTRAZIONE di consumi ed investimenti. Le persone, dunque, spenderebbero ancor di meno di quanto già non lo facciano ora. E ciò cosa significa? Che le aziende venderebbero di meno; e se vendessero di meno non potrebbero permettersi di sostenere alcuni costi, primo tra tutti, quelli del personale; quindi meno occupazione e, dunque, meno capacità di spesa, ecc. ecc. (per meglio comprendere si riveda il punto 3).

 

7.   Fatturazione elettronica? Per carità…la nuova misura a contrasto all’evasione dell’iva e delle imposte sul reddito, potrebbe finire per essere controproducente ed incentivare, paradossalmente, ancor più l’evasione stessa.

Quasi nessun imprenditore è pronto ad adeguarsi (anche se il 1 gennaio è alle porte) ed è chiaro che la via più semplice è quella della vendita in nero per non sottostare a questi obblighi così stringenti e per alcuni versi complessi. Si pensi ad un piccolo commerciante che era abituato a tenere con sè il suo bel quadernino delle fatture-ricevute e riempirlo in pochi secondi. Come sopperirà a ciò?

 

8.   Flat tax? Una manna dal cielo! Peccato che non la attueranno mai (forfettari a parte). La flat tax consisterebbe in un unico, o forse 2, scaglioni di reddito (in campagna elettorale si parlava infatti del 15% o 23% con redditi fino a 15.000 o 25.000 euro) al di sotto del quale sarebbe tutta “free area”, cioè esenzione da imposte. In pratica pagherebbero un’imposta secca solo chi guadagna più di una certa cifra. E dato che la percentuale d’imposta è relativamente bassa, non sto delirando se dico che tutti potrebbero essere “felici” di pagare e contribuire al bene comune. Ed azzardo anche affermando che in questo modo gran parte dell’evasione potrebbe essere scongiurata.

 

9.   Lo spred alto? Una congiura dell’Europa contro L’Italia. Tutto questo baccano per via di pochi milioni di euro per dare adito alle riforme (aggiungo intelligenti) di LEGA-5 STELLE.

Fino a qualche mese fa tutti a parlare male della Fornero, ed ora che si potrebbe spazzarla via come foglie al vento, ci si tira indietro.

E ancora, quando si è avuto bisogno di salvare tutti gli istituti di credito in default, più 20 milioni di euro sono usciti magicamente dal nulla in una sola notte. O per lo meno è quello che ci raccontano perchè si parla anche di cifre più elevate (che poi non si sa perché è dovuto intervenire lo stato quando sugli istituti di credito vi è un loro organismo centrale di salvaguardia).

 

Queste sono solo alcune e semplici riflessioni, non voglio criticare o giudicare l’operato di nessuno. Ma spero solo che queste poche righe possano essere spunto di riflessione per quanti più vogliono condividere e magari creare un dibattito costruttivo con quanto scritto.

 

 

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Dott. Davide Giansante

Commercialista in Pescara

 

 

 

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